princesa

 

"Fernandinio mi è morto in grembo

Fernanda è una bambala di seta

sono le braci di un unica stella

che brilla di luce di nome Princesa"

 

("Anime Salve", 1996, Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati)

 

 
Questa serie di ritratti concentra volutamente il suo focus sul mondo transessuale dal punto di vista meno sensazionale. In particolare l’accento è posto su quanto di più caro queste persone hanno: il corpo. "Transessuali si nasce e non lo si diventa". L’involucro di carne e nervi sin dall’infanzia è una scatola che ingabbia un’anima del sesso opposto, una presonalità che verrà liberata negli anni attraverso un lungo e doloroso percoro giuridico, chirurgico e psiclogico. Ed ecco che la rappresentazione fotografica di questa natura passa forzatamente attraverso l’essenza del fisico, tramite l’accentuazione delle nuove forme e il mascheramento dei vecchi tratti mascolini o femminei. La fotografia diviene così non più solo ritratto canonico ma ritratto del corpo.

 

gallery

 

 

 
Christian Ballarin, transessuale
torinese. Oltre alla transizione uomo-donna, ritenuta erroneamente più
comune, vi è una transizione donna-uomo, statisticamente in crescita negli ultimi anni. Il riconoscimento formale da parte del Tribunale locale, legge 164 del 14 aprile
1982, e la relativa rettificazione di attribuzione del sesso sulla Carta d’Identità
sono l’ultima fase di un lungo percorso giuridico che il transessuale deve
compiere. Secondo
la legge 164/82, effettuato il trattamento ormonale la persona transessuale può
richiedere al Tribunale autorizzazione agli interventi chirurgici di
conversione sessuale (penectomia, orchiectomia e vaginoplastica per le trans;
mastectomia, isterectomia, falloplastica o clitoridoplastica per i trans).
Ottenuta sentenza positiva, la persona transessuale ha diritto all’intervento
sui genitali. Le
persone transessuali, pur essendo considerate "malate",
subiscono sovente forti discriminazioni in ambito lavorativo e sociale,
soprattutto per uno stigma sociale che prende il nome di "transfobia".
 

  Marcella Di Folco, presidente
del Coordinamento Nazionale Trans e
del MIT (Movimento Identità Transessuali) di Bologna, consultorio e parte dell ONIG (Osservatorio Nazionale
Identità di Genere). Dopo
aver conseguito il diploma di maturità scientifica, nel 1961 inizia a lavorare
presso l’hotel Rivoli di Roma, come portiere. Fra il 1965 e 1978 lavora al
Piper Club di Roma e in seguito, fino al 1981 è un’operatrice intercontinentale
dell’Italcable. Recatasi a Cinecittà per accompagnare un
amico ad un provino, venne notata da Fellini e da lui scritturata. Da quel
momento ebbe numerosi ruoli in diversi film, apparendo con il cognome d’arte Di
Falco, in realtà il cognome originario della sua famiglia. Tra i tanti ruoli
suo quello del principe Umberto di Savoia, in Amarcord (1973) di Federico
Fellini e, nello stesso anno, del protagonista in L’età di Cosimo de’ Medici di
Roberto Rossellini.

 
  Nicole
De Leo
, pugliese di nascita, fugge dalla sua
terra per rincorrere la sua vera identità. “Sono nata per essere me stessa.
Dopo la prima partita ho rimischiato le carte per giocare la rivincita e ho
vinto. E’ faticoso emergere da se stessi, ci si sente soli” (Nicole De Leo). Una persona transessuale deve rivolgersi
ad uno psichiatra che diagnostichi il "disturbo dell’identità di genere". Dopo la quale l’endocrinologo può avviare la terapia ormonale
sostitutiva. Effettuato l’intervento, la persona che ha
transitato deve nuovamente rivolgersi al Tribunale per chiedere il cambiamento
di stato anagrafico. Tutti i documenti d’identità vengono modificati per sesso
e per nome, con l’eccezione del casellario giudiziario e l’estratto integrale
di nascita.“Non si cambia sesso o si diventa donna, la
natura della propria vita si percepisce fin dal momento in cui la propria
coscienza comincia a maturare un individuo che ha l’esigenza di esprimersi
anche come appartenente ad un genere”. (Nicole De Leo) Il buddismo assume un ruolo fondamentale
nella vita di Nicole. 
 
  Ludovico Arietti, Laurella, nata Ludovico,
prima di transitare si sposa e diventa padre. Ludovico Arietti lavora in una fonderia
di Verona, militando nel sindacato FIOM. Dopo il matrimonio e un figlio inizia
un lungo percorso che nel 2006 lo porta a transitare. Laurella continua la sua
convivenza con la moglie sino alla morte di quest’ultima.  Dopo aver concluso la transizione perde
il posto di lavoro, vivendo un lungo periodo di disoccupazione. Ora è impiegata
presso l’azienda ospedaliera di Verona. Al contrario della maggioranza delle
trans, Laurella non ha mai conosciuto la prostituzione. Attualmente impegnata con il Circolo
Pink di Verona per il riconoscimento dei diritti di genere, si è candidata nel
2007 alla carica di Sindaco della sua città.

 

 

 

“E’
il cuore che ci rende degni di rispetto e non il genere al quale apparteniamo”.
(Nicole De Leo)

 

 

 

 

 

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